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Titolo. Brezza leggera [RIPOSTAGGIO]
Fandom. //
Personaggi. Luigi/Adele
Rating. PG15
Genere/warning. angst, drama, character death
Conteggio Parole. //
Beta-reader. //
Riassunto. Due coniugi contro una malattia. Un amore.

Disclaimer. I personaggi e la vicenda che troverete in questo breve racconto sono ispirati a persone e fatti realmente accaduti all'interno della mia cerchia famigliare, ma la – diciamo così – versione romanzata dei fatti reali mi appartiene e così i personaggi. Se li pigliate senza permesso guai a voi.
Note. Scritta per l'AngstFest @ Fanworld, prompt “originali malinconico, m/f, tende bianche che si muovono appena”.



C'era una luminosità chiara che penetrava dalle persiane abbassate. Il suono della città che si sveglia le arrivava alle orecchie in modo ovattato.

Aprì gli occhi stanchi e si passò una mano sulle palpebre, sentendole gonfie. Era riuscita in qualche modo a dormire ma sentiva che per il suo organismo indebolito non era abbastanza.

Si stiracchiò sulla poltrona che ormai da un paio di notti le fungeva da letto; si alzò lentamente per scongiurare i capogiri che immancabilmente le sopraggiungevano a causa della pressione bassa.

Non era più giovane. Quando lo era, e qualcuno dei suoi figli era malato, lei riusciva a stare per giorni e giorni in ospedale al suo capezzale, dormendo dove capitava. Ora sentiva che il suo fisico non le rispondeva più come un tempo. La notte appena trascorsa l'aveva lasciata stordita e con le membra doloranti.

Si passò stancamente una mano tra i capelli per sistemarli alla meglio, radi e di un colore biondo-grigio spento.

I suoi occhi si abbassarono sulla figura tra le lenzuola del letto accanto a lei. Lenzuola bianche, con una sola nota di colore, la scritta “Ospedale Civile Santa Maria degli Angeli” in verde. C'era un uomo magro tra le lenzuola; dormiva.

La donna prese la bottiglia d'acqua sul comodino e la stappò. Poi la usò per bagnare un fazzoletto con il quale inumidì le labbra del malato. Delicatamente. Per non svegliarlo.

Lui aveva il viso smunto e il respiro leggero ma pareva sereno. La donna, intimamente, fu grata a Dio per questo. Aveva spesso pregato, fin dai primi tempi della sua malattia, affinché il marito trascorresse più serenamente possibile quel poco di tempo che gli rimaneva da vivere. Guardando i lineamenti distesi dell'uomo nel letto pensò con gratitudine di essere stata esaudita.

Le era parso un po' agitato la sera prima. Ansioso, con i lineamenti contratti e gli occhi febbrili. Lei pensò che avesse paura, che sentisse il male camminargli dentro e ciò lo spaventasse.

Si chinò a prendergli la mano per scaldargliela – era gelata – e per infondergli un po' di coraggio, lei che di coraggio non sentiva di averne più molto, tranne quello di mostrarsi forte dinanzi a lui.

Come sempre.

Come era stata per oltre quarant'anni di matrimonio, gran parte dei quali passati nella povertà che dilagava nelle campagne del dopoguerra, con più figli di quanti sentisse di poter allevare e con meno forze fisiche di quante avesse bisogno.

Eppure la forza di andare avanti l'aveva avuta. I suoi figli li aveva allevati tutti e otto, e neppure così male, in fondo. E la povertà era un ricordo appartenente a giorni lontani. Ma di fronte alla morte il coraggio veniva meno e l'anziana donna poteva solo stare vicina al marito e pregare quel Dio che alle volte sembrava risponderle.

Lui le aveva stretto la mano con una vitalità che la sorprese e aveva preso a dirle cose strane, cose che negli anni a venire avrebbe ricordato con imbarazzo misto a commozione: lodi, e vecchi ricordi della loro vita insieme, e ti ho sempre volute bene, sei una brava donna, Adele.

E lei non aveva potuto far altro che arrossire e tentare di fermarlo, perché il pudore in lei era più forte della lusinga e c'erano delle donne in quella stessa stanza, a vegliare i propri cari nei letti d'ospedale e che li guardavano e sorridevano, senza malizia ma con una punta d'invidia.

Ma ora era silenzioso, addormentato e in pace. Come se con quelle parole alla moglie si fosse tolto di dosso un carico di parole non dette, troppo pesante per il suo fisico debilitato.

Adele rimase qualche minuto a guardare attentamente la figura fin troppo sottile del marito sul letto, con quel viso sereno e il petto che alzava e si abbassava quasi impercettibilmente.

Faceva caldo, nella stanza ristagnava l'aria. La donna si mosse lentamente verso la finestra e la aprì.

Non osò alzare la tapparella: lo facevano le infermiere tutte le mattine e ora era troppo presto per svegliare anche gli altri malati che dormivano nella stanza.

Dalla finestra entrò quietamente una fresca brezza mattutina di fine ottobre che mosse appena le tende bianche della stanza. Si muovevano piano come il lenzuolo sul corpo di suo marito, mosso dal soffio interno che faceva alzare e abbassare il suo petto e che ancora non voleva spegnersi, nonostante la materia oscura che lo soffocava ogni giorno di più e che continuava a crescere, senza rimedio.

Tra non molto il sole sarebbe sorto e la pallida luce che ora filtrava dalle tapparelle sarebbe stata libera di entrare. L'infermiera del turno di notte sarebbe passata a far entrare il sole nella stanza, avrebbe augurato il buongiorno con un sorriso e avrebbe chiesto ad Adele come aveva passato la notte. Allora anche suo marito si sarebbe svegliato e lei lo avrebbe aiutato a tirarsi a sedere e gli avrebbe lavato il viso con una spugna umida perché lui non aveva più la forza di farlo da sé. E dopo un po' sarebbe arrivata sua figlia Antonietta per pregarla di andare a riposare, che a suo padre avrebbe fatto compagnia lei. Ma forse Adele, come il giorno prima, avrebbe rifiutato e sarebbe rimasta al capezzale del marito insieme alla figlia.

Quel mattino, quando la figlia dei due coniugi varcò la soglia della stanza numero 16 del reparto di oncologia, secondo piano, trovò la madre già pronta con la borsa in mano per andare a casa. Il marito si era svegliato, aveva mangiato un poco ed era quieto. Pareva stesse meglio. E Adele era tanto stanca. Si sentiva logorata da quei lunghi giorni d'ansia, iniziati tanti mesi prima quando al marito era stato diagnosticato il cancro e continuati tra interventi, corse all'ospedale e notti passate passeggiando su e giù in corsia.

Era vecchia. E tanto stanca.

Avrebbe dormito qualche ora, giusto per riprendersi un poco, avrebbe mangiato qualcosa, si sarebbe fatta un bagno e poi sarebbe tornata in ospedale. Poche ore soltanto. Nel pomeriggio, quando il marito si sarebbe svegliato dal sonno pomeridiano, avrebbe trovato lei seduta sulla sedia di fianco al letto.

Sedia che indicò alla sua sostituta, con un sorriso stanco. Adele si voltò a salutare il marito che era tornato a sonnecchiare. Non gli diede un bacio prima di andarsene. Non sarebbe stata via molto e poi il gesto in pubblico l'avrebbe imbarazzata. Uscì dalla stanza senza voltarsi.

Un paio d'ore dopo il marito entrava in coma. Prima che le campane del paese suonassero mezzogiorno era morto.



*


(La forma non è perfetta, la trama non è originale, non l'ho fatta betare ed è possibile che ci siano errori qua e là... però è la mia prima originale e ci sono affezionata. Non è andata poi così male, dopotutto^^''' Grazie per aver letto *inchino*)